“La regione più meravigliosa del mondo…rovine di un’opulenza appena credibile, acque bollenti, zolfo, grotte esaltanti vapori, lande deserte e alla fine una vegetazione lussureggiante, che si insinua dappertutto…così siamo continuamente palleggiati fra le vicende della natura e quelle della storia” (J.W. Goethe)
La regione a nord-ovest di Napoli corrisponde ad una vasta area, comprendente le città di Pozzuoli, Baia, Miseno, Bacoli, Cuma, che si affaccia sul golfo di Pozzuoli. Si tratta di una zona molto estesa e di grande pregio archeologico e naturalistico. Nei suoi luoghi si respira la storia e la leggenda, il mito ed il mistero e, così, le suggestioni di quei posti cantati dai più grandi tra i poeti dell’antichità sono forti: nel ripercorrere le strade dei primi Greci arrivati in Italia, sembra di sentire Virgilio e di vedere Enea, che dopo essere stato dalla sibilla cumana, entra nell’Ade – il lago d’Averno – per incontrare finalmente suo padre. E, poi, Miseno, il suo caro trombettiere, che lì mori e lì, sotto quel piccolo promontorio a piccolo sul mare, narra il mito, è ancora sepolto. La terra è ardente, oggi molto meno di tremila anni fa, quando i greci, colpiti dell’attività vulcanica vi collocarono il regno di Prometeo e quello di Vulcano.
L’area ha visto il passaggio di Ercole e quello di Dedalo che, all’indomani della sciagura, scolpì le porte del tempio di Apollo sull’acropoli di Cuma, la terra di Omero e di Virgilio, di Cicerone e di Seneca. La natura vulcanica del territorio, detto pertanto del fuoco, gli eventi geologici che lo caratterizzano ancora oggi – si pensi alla Solfatara od al bradisismo – hanno colpito la fantasia dei suoi antichi abitanti ed alimentato la paura, facendone una terra mitica, sacra e leggendaria. I Romani elessero quelle località a zona degli otia, dove costruirsi meravigliose ville. I punti di belvedere offrono alla vista panorami, paesaggi e marine meravigliosi, costellati di importanti reperti archeologici, in superficie e sommersi. Emerge, soprattutto, la mole del castello aragonese di Baia, un tempo carcere militare ed oggi sede del Museo archeologico dei Campi flegrei. Tutta l’area è coltivata a vite e, pertanto, non sarà difficile unire alla storia, al mito ed all’archeologia la degustazione di ottimi vini.